sabato 18 settembre 2010

Il nuovo logo della Protezione Civile


Il nuovo logo della Protezione Civile Nazionale, è stato adottato con DPCM dell’11 ottobre 2002, come segno grafico e simbolo di una nuova fase nella vita del Servizio Nazionale della Protezione Civile. Di solito, gli organismi della Protezione Civile, anche a livello europeo, ricavano il loro simbolo dal tradizionale triangolo che abitualmente indica le situazioni di pericolo. Il collegamento tra emergenza e Protezione Civile è immediato ed evidente, dal momento che gli organismi di Protezione Civile sono sorti in tutti i paesi come strumenti di reazione, di contrasto e di pronto intervento in caso di calamità e disastri che mettono a rischio la vita delle persone, provocano lutti e danni, compromettono la normalità delle condizioni della vita quotidiana di intere popolazioni anche per lunghi periodi. Questa tradizionale vicinanza simbolica mi è parsa fin dall’inizio insufficiente a valorizzare gli aspetti più significativi e pertinenti della nostra esperienza nazionale in materia, sopratutto sotto due profili. Il primo riguarda la particolare ricchezza, estensione ed articolazione del Servizio Nazionale della Protezione Civile, come è stato disegnato dalla legge del 1992, che ne ha definito l’assetto, e dalla legislazione successiva che, senza modificarne la struttura, ne ha migliorato le capacità operative facilitando il raggiungimento di adeguati livelli di efficacia e di efficienza. Nel nostro paese la Protezione Civile non è compito assegnato ad una qualche Amministrazione, o ad un Corpo di specialisti e di professionisti, ma un Servizio Nazionale, un sistema organizzativo che coinvolge sul piano decisionale la responsabilità di governo a livello centrale a quello delle amministrazioni regionali e dei comuni e, sul piano operativo, rende disponibili tutte le forze migliori del Paese che possano essere necessarie per assicurare il massimo aiuto possibile a chi si trova in condizioni di difficoltà. Per questo gli interventi della Protezione Civile si caratterizzano per la presenza contemporanea e coordinata di una incredibile varietà di uniformi e di divise da quelle dei Vigili del Fuoco a quelle del personale delle quattro Forze Armate, ai corpi di Polizia, alla Croce Rossa, al Corpo Forestale dello Stato fino al trionfo di fantasia e cromatismo di quelle indossate dai Volontari delle tantissime Associazioni di volontariato di Protezione Civile attive nel nostro paese. Il segreto dei buoni risultati raggiunti dalla nostra Protezione Civile sta essenzialmente in questa realtà specificatamente italiana, che è al contempo procedura, metodo di lavoro e insieme di valori condivisi, costruita dando pratica attuazione al principio costituzionale di solidarietà che diventa obbligo coinvolgente per l’intero paese quando una parte di esso affronta le conseguenze di qualche disastro.

Per questo l’attuale logo si crea a partire da una sorta di nastro, di fune, di intreccio che prende forma e si colora con il bianco, rosso e verde della bandiera italiana, a sottolineare come la Protezione Civile sia per noi un fatto di responsabilità istituzionale, un impegno assunto dalla Repubblica Italiana nei confronti di tutti i suoi cittadini, costruito con la forza che viene dalla partecipazione responsabile dell’intero nostro Paese. Il secondo aspetto che il logo attualmente in uso sottolinea è una sorta di distacco dal momento proprio dell’emergenza, contrassegnato dal tradizionale triangolo. L’intreccio del tricolore mantiene il riferimento triangolare, ma non ne segue i contorni, non si lascia identificare con il simbolo dell’emergenza.la scelta di questo distacco, che nel logo assume grafica evidenza, corrisponde ad un progressivo cambiamento delle logiche e delle proprietà assegnate alla Protezione Civile. La storia del Servizio Nazionale, attraverso le esperienze maturate in una infinità di situazioni difficili, spesso tragiche, sempre dolorose per le persone e le comunità colpite, ha dato alla Protezione Civile una fisionomia sempre meno legata al solo momento dell’emergenza. Mentre abbiamo lavorato costantemente per migliorare l’efficienza e la rapidità di intervento dell’intero sistema in caso di calamità, abbiamo progressivamente aumentato investimenti e sforzi tesi a migliorare le procedure e i sistemi di prevenzione del riscgio e potenziare i sistemi di monitoraggo e previsione sul territorio, per essere in grado di intervenire in modo adeguato al minimo segnale di aumento della pericolosità della situazione. Nello stesso tempo la Protezione Civile Italiana ha maturato la consapevolezza della necessità di una presenza di maggiore respiro nelle situazioni sconvolte da una qualsiasi catastrofe, per costituirsi come punto di riferimento ed interlocutore affidabile e disponibile per i cittadini e i rappresentanti delle istituzioni, spesso in grave difficoltà se lasciati soli lungo il lento e difficile percorso verso nuove condizioni di normalità.la storia della Protezione Civile di questi ultimi anni si è svolta attraverso appuntamenti drammatici, come il terremoto del Molise del 2002 e il bagaglio di vittime innocenti, le emergenze a Stromboli e sull’Etna, le alluvioni e le frane in tanta regioni del Paese, la gestione del Black – Out nazionale del 28 Settembre 2003, le campagne annuali contro gli incendi boschivi, gli interventi all’estero, in tante parti del mondo dove il nostro intervento è stato richiesto, come a Bam in Iran, o in Algeria, in Marocco, in Libia, fino alla tragedia dello tsunami nel Sud Est Asiatico, la prima catastrofe naturale che ha minacciato un gran numero di cittadini italiani pur svolgendosi a migliaia di chilometri di distanza dal nostro paese, e fino all’ultima imprevedibile emergenza romana, causata dall’afflusso imponente di pellegrini da ogni parte del mondo venuti a dare un ultimo saluto al Papa Giovanni Paolo II. In questo tempo il simbolo della Protezione Civile nazionale ha cominciato ad essere conosciuto dai cittadini italiani, che hanno avuto mille occasioni per incontrarlo e riconoscerlo. Più importanti ancora, a moi avviso, sono la crescita del Servizio Nazionale, avvenuta confermando in pieno i punti di forza del sistema che il logo ricorda, e il patrimonio di stima e di fiducia degli italiani che l’intero Servizio Nazionale della Protezione Civile ha saputo acquisire, nell’impegno quotidiano di tanti italiani, professionisti e volontari, militari e civile, che in Patria e all’estero hanno saputo onorare il tricolore al centro del simbolo della Protezione Civile Nazionale.

venerdì 17 settembre 2010

Due giorni in ambiente alpino



Due giorni di esercitazione nello scenario alpino di Monasterolo del Castello, nella zona del Lago di Endine, per i volontari del Nucleo Operativo Comunale della Protezione Civile nello scorso fine settimana. Il NOC novatese, unitamente ad alcuni volontari di Protezione Civile di Seregno, sono raggiungere la Val Cavallina, località che in passato aveva già ospitato le esercitazioni “Fiumi Sicuri” e luogo dove pochi giorni fa ha potuto essere testata, lungo tutto il perimetro del lago, l’attrezzatura radio in dotazione oltre che svolgere una verifica degli impianti idrovori. L’esercitazione ha vissuto il momento saliente nella mattinata di domenica quando i volontari sono stati chiamati a svolgere la ricerca di una persona scomparsa in ambiente alpino – prima prova di questo genere svolta dal 2004, anno di fondazione del NOC – operazione che ha costituito un importante banco di prova per testare le competenze acquisite fino ad oggi in merito all’orientamento e alla gestione di squadre in operazioni di ricerca e comunicazioni radio. I volontari, al termine dell’esercitazione si sono trovati per un de briefing in cui è stato effettuato un bilancio tra positività ed errori commessi. “Merita sottolineare, ancora una volta, lo spirito di servizio e la dedizione di questi nostri volontari che non esistano a sacrificare anche i propri weekend al fine di migliorare la loro preparazione specifica, in modo tale da poter poi mettere a disposizione, della popolazione in caso di necessità” ha commentato al Notiziario l’assessore competente, Monica Pietropoli di ritorno dal luogo dell’esercitazione dove ha potuto constatare di persona i progressi che il NOC continua a compiere.